Page 90 - Panjek, Aleksander (2015). Paesaggio culturale e ambiente del Carso. L’uso delle risorse naturali in età moderna. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
P. 90
paesaggio culturale e ambiente del carso

parte del territorio. Sono ingombrati da maccigni, e pietre, fra i quali vi spunta dell’erba,
che sul luogo viene divorata dagli animali.12

La stagione di pascolo dei bovini durava dai sei ai sette mesi, sino alla tarda estate:
dagli inizi di aprile alla fine di ottobre (un mese in meno nelle aree più fredde), ma ogni
sera i buoi e le vacche erano riportati nella stalla. In alcune zone il pascolo sui terreni co-
munali si protraeva sino all’autunno inoltrato, in altre all’incirca fino ad agosto, il che, evi-
dentemente, dipendeva dalla quantità e dalla qualità del pascolo stesso. Inoltre, di fre-
quente, il bestiame non riusciva a trovare nutrimento sufficiente sui pascoli e aveva quindi
bisogno di essere ulteriormente alimentato al ritorno, talvolta anche la mattina prima
della partenza. »Qui non ci sono pascoli naturali sui quali il bestiame potrebbe pascola-
re tutta l’estate senza foraggio, per questo motivo, oltre al miglior pascolo, il bestiame ha
bisogno di essere in parte foraggiato anche nella stalla,« fu annotato nel comprensorio di
Sesana.13 In maniera ancora più pittoresca a Gorjansko e Štorje.

Il bestiame tutta l’estate si manda al pascolo sulla comugna luoghi arridi e sasso-
si a null’altro utilizabili, ove intervenendo qualche siccità neppur trova il bestiame
sufficiente pascolo; onde molte volte fa di scopo di dargli in sussidio specialmen-
te alla sera qualche fogliame delle viti, alberi etc. raccolto nelle campagne (AST,
CF, Gorjansko, S4). Non esistono nella comune pascoli di natura, che l’animalia
nel tempo d’estate possi esser suficientemente nutrita, ma deve questa foraggiarsi
mattina e sera nelle stalle, giungendo per lo più affamata dal pascolo a casa (AST,
CF, Štorje, S4).

Nel ciclo del pascolo c’erano poi i prati, con o senza alberi o cespugli, in prevalenza
proprietà di singoli, che nel frattempo erano già stati oggetto di attenzione da parte dei
contadini. Diversamente dai pascoli, i prati erano spesso lavorati, ciò significa che in pri-
mavera si eliminavano le pietre nuovamente »cresciute«, che servivano poi per soprae-
levare i muretti che li separavano dai pascoli circostanti e li proteggevano dal bestiame al
pascolo, ed inoltre si ripulivano anche dai rovi e dalle foglie.14 Simili prati con alberi, cinti
da un muro di pietre, almeno nella parte occidentale del Carso erano definiti con il ter-
mine »ograda«.15 Erano presenti sia qui sia in altri luoghi, anche nelle doline. Durante l’e-
state, generalmente tra luglio e agosto, a seconda se la siccità era più o meno intensa, si
falciavano per ricavarne il fieno. Poco dopo, quindi tra agosto e settembre, anche su que-
sti prati alberati, così come sui pascoli con alberi e sui terreni coperti da vegetazione ar-
borea, si tagliava il legno necessario per i pali. Nessuna comunità dell’area carsica pote-
va falciare il prato più di una volta l’anno, in alcuni prati era addirittura impossibile usare
la falce. In diverse zone tagliare il fieno era un lavoro particolarmente difficile e faticoso,
sempre a causa della grande quantità di pietre e rocce che non consentivano l’uso della
falce e quindi si dovevano impiegare unicamente falcetti. Questo lavoro era svolto in pre-
valenza dalle donne: »Le donne con piccoli falcetti devono tagliare e raccogliere l’erba tra

12 AST, CF, Basovizza, S5; Gropada, S5; Banne, S5; Padriciano, S5; Trebiciano, S5.

13 AST, CF, Sesana, S4; Naklo, S4; Tomaj, S4; Krajna vas, S4; Lokev, S4; Divača, S4; Rodik, S4. Lo stesso vale
per Duino e dintorni.

14 AST, CF, Naklo, S5; Tomaj, S5; Krajna vas, S5; Lokev, S5; Gorjansko, S4; Štorje, S4.

15 AST, CF, Jamiano, S4; Duino, S4; Sgonico, S4.

90
   85   86   87   88   89   90   91   92   93   94   95