Page 96 - Panjek, Aleksander (2015). Paesaggio culturale e ambiente del Carso. L’uso delle risorse naturali in età moderna. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
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paesaggio culturale e ambiente del carso

adeguato e coerentemente conservato l’ambiente naturale così modificato. Nelle dichia-
razioni finali, riportate per entrambe le località, si sottolinea che nelle risposte era sta-
to spiegato »ciò che la continua esperienza insegna, e quello che il fatto conferma« (AST,
CF, Duino, S4; Jamiano, S4). Evidenziarono, quindi, come le loro pratiche di coltivazione e
d’uso dell’ambiente carsico poggiassero sul sapere locale, formatosi attraverso le genera-
zioni, in merito a ciò che è possibile e sensato e a ciò che non lo è. Si ricordi che nella zona
di Sesana avevano annotato che gli alberi di quercia raggiungevano una misura utile (per
ricavarne legname da costruzione) solo dopo cento o duecento anni. A Sgonico afferma-
rono che »sui terreni migliori la quercia raggiunge nuovamente dopo 50 anni uno stato
tale da essere redditizia«, ma anche che »se si taglia una quercia molto vecchia, si secca-
no pure le radici«.31 In questo caso l’albero è perduto per sempre, la ricrescita è molto
lenta e lunga, tanto che appena i pronipoti avrebbero potuto sperare di ricavare dal nuo-
vo alberello il legname per le travi di una nuova casa. E nel frattempo? Dal punto di vista
del contadino del Carso era certamente più ragionevole il sistema di coltivazione e utiliz-
zo degli alberi che prevedeva la potatura saltuaria dei rami e la forma di governo a ceduo.

Quanto sopra esposto e la descrizione di un tale regime di sfruttamento del »bo-
sco« sono confermati e allo stesso tempo molto ben illustrati nelle annotazioni di Bre-
stovica presso Komen dove, come si è già osservato, i boschi locali erano »poco folti«,
con piccole e rade essenze arboree, ed erano quindi usati anche come prati, nonché nei
commenti di Gorjansko, dove il momento della potatura era stabilito in base alle espe-
rienze locali. Gli alberi non si tagliavano in maniera indiscriminata ma erano sfruttati se-
condo un collaudato ciclo di potatura, stabilito tenendo conto della qualità del terreno
e di conseguenza conformato alla ricrescita, che forniva al contadino il necessario legna-
me da ardere e da opera.

La prima classe si attribuisce a quei boschi che hanno una profondità di terra di
piedi uno e che sono tagliabili ogni venti cinque anni [25] e dei quali crescimento è
meno impedito dagli scogli e dall’ardere del sole. Si ricava ogni venti cinque anni so-
pra la superficie d’un jughero [0,575 ha] 4 carra di legname, due carra di palli per
le vitti e due carra di frasche per fuocco […] La 2da classe s’attribuisce a quei bo-
schi, i quali la piu parte sono coperti coi sassi e scogli e dei quali crescimento è as-
sai impedito degli scogli e dall’ardore del sole, questi sono tagliabili ogni trenta anni.
Si ricava ogni 30 anni sopra un jughero 2 ½ carra di legname, un carro dei palli per
le vitti ed un mezzo carro del legname minuto per fuoco (AST, CF, Brestovica pri
Komnu, S4).

I pali di frassino si devono tagliare nel fine di agosto, ed in settembre, altrimenti ta-
gliati sono sottoposti alla devorazione dei vermi, e le foglie del frassino si seccano e
si usano per pascolo delle peccore nell’inverno. Pali di rovoro poi si tagliano nell’in-
verno. […] Legna poi pel fuoco vengono appena in 20 o 25 anni a simil qualità da
esser tagliati. [Alla domanda sui boschi, sul legname da costruzione e sui pro-
fitti derivanti risposero:] Nulla di questo esiste, fuorche in un picolo distretto co-
munale con cespugli di rovori e frasche, e spini con pochissimo di somaco quale ap-
pena merita da esser nominato. Le di cui frasche e spini vengono consumate pel
fuoco, ed il somaco raccolto dagli individui [che si vendeva con grande profitto a

31 AST, CF, Sgonico, S4; Sesana, S4; Naklo, S4; Tomaj, S4; Krajna vas, S4; Corgnale, S4; Divača, S4; Rodik, S4.

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