Page 18 - Studia Universitatis Hereditati, vol 7(2) (2019)
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dia universitatis her editati, letnik 7 (2019), številk a 2 18la conformazione interiore di Maier che, con laria aperta, e, la sera a quello del pesce fritto che
rievocazione nel racconto di episodi rimasti in- quasi tutti mangiavamo” (Maier 1991, 162), per
hereditatidelebili nella memoria, rivela le sue doti di bam-la vicinanza del mare, che in quel rione si “vede-
bino oltremodo sveglio, simpaticamente curioso va, si intravedeva e si sentiva da ogni parte” (Ma-
di tutto ed anche profondamente dedito allo stu- ier 1991, 162), ed anche per la vita che vi si svol-
dio e alla lettura (delle avventure di Pinocchio, geva. Difatti, Maier tiene a precisare che quel
di Gulliver, di Robinson Crusoe e, specialmente, “mondo [di pescatori] divenne per me un auten-
dell’amatissimo barone di Münchausen). tico modello comportamentale e, anzi, un supre-
mo paradigma di vita” (Maier 1991, 163). Figlio
In quegli anni puerili, naturalmente, non ve- dell’ingegnere capo del Comune di Capodistria
devo le cose con tanta chiarezza, pur se è mia e comandante del Corpo dei Vigili del fuoco, ap-
convinzione che quello che sono, i miei sen- partenente ad una famiglia borghese agiata e be-
timenti, i miei pensieri, le mie azioni, i miei nestante, Maier stravede per quel piccolo mon-
stessi egotismi, tutto, era potenzialmente do di pescatori. Non stupisce, pertanto, che da
presente in me bambino e ragazzo. /…/ Ave- grande volesse fare il pescatore. Una decisione
vo, in altre parole, un temperamento deciso, presa d’impulso, come molte altre decisioni pre-
volitivo, possessivo, ostinato e persino testar- se in seguito nella vita, e poi accantonata, pre-
do. Volevo a tutti i costi pensare con la mia sa “dopo aver frequentato per qualche anno del-
testa /…/ (Maier 1991, 168), le persone che per me incarnavano il mito stesso
della pienezza e della felicità della vita” (Maier
confessa lo studioso, precisando che certi aspetti 1991, 163). È stata determinante in quel periodo
del suo carattere non sono migliorati nel tempo l’amicizia con uno dei vecchi pescatori, barba
né si sono ammorbiditi, e chiarisce di aver sem- Nicolò, venerato dal bambino come un “antico
pre creduto nella volontà, ossia in quella “forza patriarca”. È stato questo pescatore, barba Lolò
che muoveva il mondo e determinava la storia” per il bambino, che non aveva figli e vedeva re-
(Maier 1991, 167), e che era “l’arbitra e la signo- alizzata in questo rapporto la sua istintiva voca-
ra degli avvenimenti umani” (Maier 1991, 168). zione paterna, ad insegnargli “a nuotare, a rema-
Inoltre, tiene a precisare che nel tempo è sempre re, e a pilotare una barca a vela” (Maier 1991, 163)
rimasto fiero della tendenza alla trasgressione, con la quale usciva fino a raggiungere il fiume Ri-
“dovuta a certi spiriti eversivi, libertari, anarchi- sano che si sposa con le acque del golfo di Capo-
cheggianti, che sin da allora [sin da bambino] al- distria, e ad iniziarlo “ai segreti della pesca con la
bergavano nella mia mente e che costituirono la «togna»” (Maier 1991, 163). Verso barba Nicolò,
prima radice del mio futuro individualismo, del “padre e maestro” della sua prima giovinezza, lo
mio anticonformismo, della mia insofferenza di studioso sente d’avere un grande debito d’amore,
ogni costrizione esterna, del mio senso geloso di e si rammarica che egli sia morto “solo e triste in
isolamento e di solitudine” (Maier 1991, 171-172). ospedale, poco dopo la moglie, nel dopoguerra,
senza che io, esule da Capodistria a Trieste, aves-
Tra le case in cui ha abitato con la famiglia si mai potuto rivederlo” (Maier 1991, 163). Oltre
a Capodistria, Maier ricorda con particolare no- alla passione per il mare e la pesca nella città na-
stalgia la villetta con giardino “situata alla fine tia Maier iniziò a coltivare altri miti, che poi ri-
di via XX Settembre, davanti al mare, dal qua- masero tali per il resto della vita: il calcio, l’amo-
le era separata da una strada polverosa e da un re per le opere liriche, di cui imparò a memoria i
verde lembo di prato” (Maier 1991, 161). La casa principali libretti, e per le canzoni eseguite dalle
si trovava in un rione di pescatori, compreso tra
il porticciolo di San Pietro e quello di Bossadra-
ga. Il rione piacque subito a Maier-bambino “per
l’odore di salmastro che vi era diffuso: un odo-
re che si univa a quello delle reti esposte all’a-
rievocazione nel racconto di episodi rimasti in- quasi tutti mangiavamo” (Maier 1991, 162), per
hereditatidelebili nella memoria, rivela le sue doti di bam-la vicinanza del mare, che in quel rione si “vede-
bino oltremodo sveglio, simpaticamente curioso va, si intravedeva e si sentiva da ogni parte” (Ma-
di tutto ed anche profondamente dedito allo stu- ier 1991, 162), ed anche per la vita che vi si svol-
dio e alla lettura (delle avventure di Pinocchio, geva. Difatti, Maier tiene a precisare che quel
di Gulliver, di Robinson Crusoe e, specialmente, “mondo [di pescatori] divenne per me un auten-
dell’amatissimo barone di Münchausen). tico modello comportamentale e, anzi, un supre-
mo paradigma di vita” (Maier 1991, 163). Figlio
In quegli anni puerili, naturalmente, non ve- dell’ingegnere capo del Comune di Capodistria
devo le cose con tanta chiarezza, pur se è mia e comandante del Corpo dei Vigili del fuoco, ap-
convinzione che quello che sono, i miei sen- partenente ad una famiglia borghese agiata e be-
timenti, i miei pensieri, le mie azioni, i miei nestante, Maier stravede per quel piccolo mon-
stessi egotismi, tutto, era potenzialmente do di pescatori. Non stupisce, pertanto, che da
presente in me bambino e ragazzo. /…/ Ave- grande volesse fare il pescatore. Una decisione
vo, in altre parole, un temperamento deciso, presa d’impulso, come molte altre decisioni pre-
volitivo, possessivo, ostinato e persino testar- se in seguito nella vita, e poi accantonata, pre-
do. Volevo a tutti i costi pensare con la mia sa “dopo aver frequentato per qualche anno del-
testa /…/ (Maier 1991, 168), le persone che per me incarnavano il mito stesso
della pienezza e della felicità della vita” (Maier
confessa lo studioso, precisando che certi aspetti 1991, 163). È stata determinante in quel periodo
del suo carattere non sono migliorati nel tempo l’amicizia con uno dei vecchi pescatori, barba
né si sono ammorbiditi, e chiarisce di aver sem- Nicolò, venerato dal bambino come un “antico
pre creduto nella volontà, ossia in quella “forza patriarca”. È stato questo pescatore, barba Lolò
che muoveva il mondo e determinava la storia” per il bambino, che non aveva figli e vedeva re-
(Maier 1991, 167), e che era “l’arbitra e la signo- alizzata in questo rapporto la sua istintiva voca-
ra degli avvenimenti umani” (Maier 1991, 168). zione paterna, ad insegnargli “a nuotare, a rema-
Inoltre, tiene a precisare che nel tempo è sempre re, e a pilotare una barca a vela” (Maier 1991, 163)
rimasto fiero della tendenza alla trasgressione, con la quale usciva fino a raggiungere il fiume Ri-
“dovuta a certi spiriti eversivi, libertari, anarchi- sano che si sposa con le acque del golfo di Capo-
cheggianti, che sin da allora [sin da bambino] al- distria, e ad iniziarlo “ai segreti della pesca con la
bergavano nella mia mente e che costituirono la «togna»” (Maier 1991, 163). Verso barba Nicolò,
prima radice del mio futuro individualismo, del “padre e maestro” della sua prima giovinezza, lo
mio anticonformismo, della mia insofferenza di studioso sente d’avere un grande debito d’amore,
ogni costrizione esterna, del mio senso geloso di e si rammarica che egli sia morto “solo e triste in
isolamento e di solitudine” (Maier 1991, 171-172). ospedale, poco dopo la moglie, nel dopoguerra,
senza che io, esule da Capodistria a Trieste, aves-
Tra le case in cui ha abitato con la famiglia si mai potuto rivederlo” (Maier 1991, 163). Oltre
a Capodistria, Maier ricorda con particolare no- alla passione per il mare e la pesca nella città na-
stalgia la villetta con giardino “situata alla fine tia Maier iniziò a coltivare altri miti, che poi ri-
di via XX Settembre, davanti al mare, dal qua- masero tali per il resto della vita: il calcio, l’amo-
le era separata da una strada polverosa e da un re per le opere liriche, di cui imparò a memoria i
verde lembo di prato” (Maier 1991, 161). La casa principali libretti, e per le canzoni eseguite dalle
si trovava in un rione di pescatori, compreso tra
il porticciolo di San Pietro e quello di Bossadra-
ga. Il rione piacque subito a Maier-bambino “per
l’odore di salmastro che vi era diffuso: un odo-
re che si univa a quello delle reti esposte all’a-