Page 25 - Studia Universitatis Hereditati, vol 7(2) (2019)
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ia universitatisradata sotterraneamente permanente, anche in Il luogo della sofferta domanda del trasfe-
inchiostro istriano 25 Istria si scatenano violenze, vendette, lacerazioni rimento in Italia è Umago, anch’essa coinvol-
tra identità nazionali che esploderanno alla fine ta nei processi di trasformazione che feriscono i
del secolo breve. partenti; eppure il veloce avvicendarsi dei nuovi
abitanti, che sgomenta gli esuli, ne rispecchia, ac-
È a ricomporre tali conflitti, senza veli, ma comunandoli ad essi, il doloroso processo di mi-
con la fiducia di radici comuni e di una ricchez- grazione:
za compartecipata delle differenze, che mira pro-
gressivamente la scrittura dell’autore istriano. Umago è per me il più bel posto al mondo.
Un mare così, che tra le due punte entra per
È stato evidenziato il realismo del romanzo, due parti fin dentro alle case, io non l’ho vi-
malgrado il sentimento di nostalgia che ne intri- sto da nessuna parte. /…/ La città vecchia è
de sotterraneamente la trama, emergendo a trat- oggi completamente disabitata; se ne sono
ti in superficie: andati via tutti, come non si curassero affat-
to della parte nuova o sapessero che non l’a-
“Guarda un po’ cosa è restato di Dugazza”, vevano certo costruita per loro. Fra quelle
disse Berto, e io guardai quel muro, il gelso case di una volta, che si stringono tutte intor-
dove la vecchia teneva legata la capra, la ta- no al campanile, non incontri che gatti, e di
vola di pietra dove i due giovanotti pranza- quando in quando qualche vecchio che sie-
vano nei giorni di calura e ogni volta passavi de al sole e sa tutti i venti, le maree, e le storie
ti chiamavano a bere il bicchiere. “Come co- di una volta. Eppure non la trovi una camera,
voni dentro la trebbia sono andati” dissi “ed neppure per una notte; come vanno gli uni,
erano uno più bravo dell’altro”. E pensai che se ne vengono gli altri: sloveni, croati, serbi,
quella era stata la guerra, la guerra per tutti bosniaci, montenegrini e dalmati; insomma
(Tomizza 2000, 28). tutte le razze sono oggi a Umago (Tomizza
2000, 141).
La rappresentazione degli abitanti di Mate-
rada non ha nulla dell’idillio campestre, e non Ma il sentimento più acuto di rimpianto si
solo per la tematica di violenza storica, ma per esprime in un’ambigua pagina, insieme contrap-
la definizione stessa di una popolazione contadi- posto e sovrapposto al sogno di una nuova vita, a
na che se in alcuni momenti ritrova l’afflato del- proiettare nell’incerto futuro quel che nostalgi-
la sua identità corale (come nelle suggestive pa- camente appare ai migranti il costume felice del
gine venate di consapevolezza e nostalgia sulla proprio villaggio.
processione della Madonna della Neve alla vigi-
lia dell’esodo collettivo, o nei singoli rapporti di Ma leggiamo Tomizza:
amicizia e aiuto) negli stessi rapporti amicali e fa-
miliari non manca di rozzezza e avidità, furbizie Una baracca, due pasti, il sussidio – pensavo
fraudolente, rivalse. – e la terra; e mietere il grano e togliere l’u-
va e per San Martino avere già i soldi in ta-
Dinamiche sociali conflittuali dal forte pro- sca e il frumento che già cova di nuovo sotto
filo etnico tra Italiani, Sloveni e Croati, e più am- la terra, e allora si può andare da Gelmo per
piamente Jugoslavi, sfociano nella lacerazione, la partita. E poi le feste di Natale, si ammazza
vissuta personalmente dallo scrittore, indotta il maiale, l’Anno Nuovo, la buonamano per
dall’affermazione del regime comunista, sul qua- i ragazzi, guai se per prima entra una donna,
le, malgrado le attese suscitate e le valutazioni la Befana, la calza sotto il camino, zappare e
volta a volta alterne, si consolida in effetti in que- arare, carri di letame che fuma e poi i mucchi
sto primo romanzo un giudizio negativo espres- si coprono di brina, il Carnevale, una gobba
so convintamente dal vecchio saggio barba Nin, fatta di fieno e un paio di baffi di carbone e
nel clima della migrazione in atto verso Trieste. la frittata gigante con uova e salsicce raccolte
inchiostro istriano 25 Istria si scatenano violenze, vendette, lacerazioni rimento in Italia è Umago, anch’essa coinvol-
tra identità nazionali che esploderanno alla fine ta nei processi di trasformazione che feriscono i
del secolo breve. partenti; eppure il veloce avvicendarsi dei nuovi
abitanti, che sgomenta gli esuli, ne rispecchia, ac-
È a ricomporre tali conflitti, senza veli, ma comunandoli ad essi, il doloroso processo di mi-
con la fiducia di radici comuni e di una ricchez- grazione:
za compartecipata delle differenze, che mira pro-
gressivamente la scrittura dell’autore istriano. Umago è per me il più bel posto al mondo.
Un mare così, che tra le due punte entra per
È stato evidenziato il realismo del romanzo, due parti fin dentro alle case, io non l’ho vi-
malgrado il sentimento di nostalgia che ne intri- sto da nessuna parte. /…/ La città vecchia è
de sotterraneamente la trama, emergendo a trat- oggi completamente disabitata; se ne sono
ti in superficie: andati via tutti, come non si curassero affat-
to della parte nuova o sapessero che non l’a-
“Guarda un po’ cosa è restato di Dugazza”, vevano certo costruita per loro. Fra quelle
disse Berto, e io guardai quel muro, il gelso case di una volta, che si stringono tutte intor-
dove la vecchia teneva legata la capra, la ta- no al campanile, non incontri che gatti, e di
vola di pietra dove i due giovanotti pranza- quando in quando qualche vecchio che sie-
vano nei giorni di calura e ogni volta passavi de al sole e sa tutti i venti, le maree, e le storie
ti chiamavano a bere il bicchiere. “Come co- di una volta. Eppure non la trovi una camera,
voni dentro la trebbia sono andati” dissi “ed neppure per una notte; come vanno gli uni,
erano uno più bravo dell’altro”. E pensai che se ne vengono gli altri: sloveni, croati, serbi,
quella era stata la guerra, la guerra per tutti bosniaci, montenegrini e dalmati; insomma
(Tomizza 2000, 28). tutte le razze sono oggi a Umago (Tomizza
2000, 141).
La rappresentazione degli abitanti di Mate-
rada non ha nulla dell’idillio campestre, e non Ma il sentimento più acuto di rimpianto si
solo per la tematica di violenza storica, ma per esprime in un’ambigua pagina, insieme contrap-
la definizione stessa di una popolazione contadi- posto e sovrapposto al sogno di una nuova vita, a
na che se in alcuni momenti ritrova l’afflato del- proiettare nell’incerto futuro quel che nostalgi-
la sua identità corale (come nelle suggestive pa- camente appare ai migranti il costume felice del
gine venate di consapevolezza e nostalgia sulla proprio villaggio.
processione della Madonna della Neve alla vigi-
lia dell’esodo collettivo, o nei singoli rapporti di Ma leggiamo Tomizza:
amicizia e aiuto) negli stessi rapporti amicali e fa-
miliari non manca di rozzezza e avidità, furbizie Una baracca, due pasti, il sussidio – pensavo
fraudolente, rivalse. – e la terra; e mietere il grano e togliere l’u-
va e per San Martino avere già i soldi in ta-
Dinamiche sociali conflittuali dal forte pro- sca e il frumento che già cova di nuovo sotto
filo etnico tra Italiani, Sloveni e Croati, e più am- la terra, e allora si può andare da Gelmo per
piamente Jugoslavi, sfociano nella lacerazione, la partita. E poi le feste di Natale, si ammazza
vissuta personalmente dallo scrittore, indotta il maiale, l’Anno Nuovo, la buonamano per
dall’affermazione del regime comunista, sul qua- i ragazzi, guai se per prima entra una donna,
le, malgrado le attese suscitate e le valutazioni la Befana, la calza sotto il camino, zappare e
volta a volta alterne, si consolida in effetti in que- arare, carri di letame che fuma e poi i mucchi
sto primo romanzo un giudizio negativo espres- si coprono di brina, il Carnevale, una gobba
so convintamente dal vecchio saggio barba Nin, fatta di fieno e un paio di baffi di carbone e
nel clima della migrazione in atto verso Trieste. la frittata gigante con uova e salsicce raccolte