Page 28 - Studia Universitatis Hereditati, vol 7(2) (2019)
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dia universitatis her editati, letnik 7 (2019), številk a 2 28E contro i ricchi di quel mondo contadino,i Rugsnak, i Levàkovich, le Madalene Ne-
e delle città che lo sfruttano, si scaglia in parti- pomùcene, per morire nei fienili di stenti e
hereditaticolare il prete per cui il riscatto nazionale è fon-di vergogna. I figli dei loro pronipoti rimasti
damentalmente riscatto sociale e riscatto evan- lassù avanzavano ora verso il mare gridando
gelico in una rinata comunità cristiana di eguali, vittoria con un canto rude e solenne, rivolto
con l’obiettivo di dare a ciascuno coscienza del alla loro guida che aveva fatto leva con una
proprio essere, della propria identità. sete di riscatto definitivo: Druže Tito, lju-
bičica bijela (Tomizza 1977, 181).
Intanto cresce nelle campagne l’animosità
contro gli italiani, arroganti perché più ricchi e È proprio questa sete di riscatto a segnare la
più colti, secolari sfruttatori delle risorse dei po- svolta: non è un potere provvisorio, ma una nuo-
poli dell’Adriatico orientale, mentre d’altro lato va concezione etica che si afferma, una nuova vi-
nelle città si bolla la “canaglia schiava” (è l’espres- sione di giustizia e uguaglianza alle fondazioni
sione che colpisce don Stipe); si sviluppano con di un nuovo Stato ateistico.
rapidità crescente gli stereotipi negativi, i pregiu-
dizi sull’amico che diventa l’altro, il nemico. Nell’apparente clima di confusa quiete po-
litica si afferma concretamente il concetto che la
Dalla microstoria alla storia: se nella pri- terra è di chi la lavora, che ai coloni spettano i
ma guerra mondiale “la parrocchia fu di nuovo frutti delle loro fatiche; nasce il Kolchoz, nei pri-
il disperato punto d’incontro tra genti differenti mi tempi un’immagine da età dell’oro, in segui-
solo nel parlare” e la solidarietà verso i reduci ne to destinato a fallire.
segnava il più forte slancio unitario, l’arrivo dei
fascisti dividerà di nuovo i collaborazionisti da- All’euforia iniziale succede insensibilmente
gli oppressi, e tuttavia anche allora alle gesta vio- un inasprimento oppressivo, un clima antitalia-
lente dei picchiatori risponderà una solidarietà no di pressione politica sempre più tesa, e fin vio-
generosa più o meno nascosta verso le vittime, lenta, di acrimoniosa diffidenza.
come sarà poi quella verso i partigiani.
L’accordo di Londra tra i governi, che nel
“Seguirono vent’anni di desolazione” – 1954 assegna alla Jugoslavia il territorio istria-
scandisce il testo riferendosi al fascismo sul pia- no della zona B diffonde lo sgomento: è la scelta
no della storia, al nuovo e persecutorio parroco incerta, sofferta, dell’esodo per la maggior par-
fascista che ne rappresenta il prototipo nella mi- te delle famiglie, che lasciano la terra propria da
crostoria - vent’anni “sufficienti a cambiare per generazioni, l’Heimat, l’appartenenza alla loro
sempre il pensiero e il cuore di un uomo, a gua- identità più autentica che li rifiuta, per affronta-
stargli non soltanto quella larga fetta di vita ma a re un’epica migrazione su carri e camion carichi
fargli considerare la sua intera esistenza sprecata, di uomini e donne di ogni età, mobili, panni e
sbagliata, fallita”. suppellettili, parte dell’ultimo raccolto, animali,
come testimoniano le foto ingiallite che la scrit-
Con la seconda guerra mondiale e la vittoria tura riempie di vita.
dei partigiani titini si afferma un giro di vite nel-
la storia istriana: La questione non è, per Tomizza, quella
dell’alternativa tra essere slavi o italiani, ma sta
Erano se stessi proprio nelle toppe, negli abi- nel riconoscere la propria identità plurima, “ba-
ti dispaiati, nella capigliatura rimasta scoper- starda”, come la chiama, di una “dolce bastardag-
ta: un prevalere degli arti, della carne, degli gine” derivante da una mescidanza di durata se-
occhi e dei sorrisi sul ferro della truppa che colare.
li aveva preceduti. Non dovevano somiglia-
re a nessuna truppa transitata per questa Erano figli e pronipoti di una gente che sol-
strada di ghiaia. Così vestiti, scavati nei vol- tanto a partire dalla mia giovinezza aveva ap-
ti e persino scalzi, la suola dei piedi addome- preso di essere italiana o di essere slava, e che
sticata a evitare la punta dei sassi, erano scesi poi un intrecciarsi di animosità e di istigazio-
e delle città che lo sfruttano, si scaglia in parti- pomùcene, per morire nei fienili di stenti e
hereditaticolare il prete per cui il riscatto nazionale è fon-di vergogna. I figli dei loro pronipoti rimasti
damentalmente riscatto sociale e riscatto evan- lassù avanzavano ora verso il mare gridando
gelico in una rinata comunità cristiana di eguali, vittoria con un canto rude e solenne, rivolto
con l’obiettivo di dare a ciascuno coscienza del alla loro guida che aveva fatto leva con una
proprio essere, della propria identità. sete di riscatto definitivo: Druže Tito, lju-
bičica bijela (Tomizza 1977, 181).
Intanto cresce nelle campagne l’animosità
contro gli italiani, arroganti perché più ricchi e È proprio questa sete di riscatto a segnare la
più colti, secolari sfruttatori delle risorse dei po- svolta: non è un potere provvisorio, ma una nuo-
poli dell’Adriatico orientale, mentre d’altro lato va concezione etica che si afferma, una nuova vi-
nelle città si bolla la “canaglia schiava” (è l’espres- sione di giustizia e uguaglianza alle fondazioni
sione che colpisce don Stipe); si sviluppano con di un nuovo Stato ateistico.
rapidità crescente gli stereotipi negativi, i pregiu-
dizi sull’amico che diventa l’altro, il nemico. Nell’apparente clima di confusa quiete po-
litica si afferma concretamente il concetto che la
Dalla microstoria alla storia: se nella pri- terra è di chi la lavora, che ai coloni spettano i
ma guerra mondiale “la parrocchia fu di nuovo frutti delle loro fatiche; nasce il Kolchoz, nei pri-
il disperato punto d’incontro tra genti differenti mi tempi un’immagine da età dell’oro, in segui-
solo nel parlare” e la solidarietà verso i reduci ne to destinato a fallire.
segnava il più forte slancio unitario, l’arrivo dei
fascisti dividerà di nuovo i collaborazionisti da- All’euforia iniziale succede insensibilmente
gli oppressi, e tuttavia anche allora alle gesta vio- un inasprimento oppressivo, un clima antitalia-
lente dei picchiatori risponderà una solidarietà no di pressione politica sempre più tesa, e fin vio-
generosa più o meno nascosta verso le vittime, lenta, di acrimoniosa diffidenza.
come sarà poi quella verso i partigiani.
L’accordo di Londra tra i governi, che nel
“Seguirono vent’anni di desolazione” – 1954 assegna alla Jugoslavia il territorio istria-
scandisce il testo riferendosi al fascismo sul pia- no della zona B diffonde lo sgomento: è la scelta
no della storia, al nuovo e persecutorio parroco incerta, sofferta, dell’esodo per la maggior par-
fascista che ne rappresenta il prototipo nella mi- te delle famiglie, che lasciano la terra propria da
crostoria - vent’anni “sufficienti a cambiare per generazioni, l’Heimat, l’appartenenza alla loro
sempre il pensiero e il cuore di un uomo, a gua- identità più autentica che li rifiuta, per affronta-
stargli non soltanto quella larga fetta di vita ma a re un’epica migrazione su carri e camion carichi
fargli considerare la sua intera esistenza sprecata, di uomini e donne di ogni età, mobili, panni e
sbagliata, fallita”. suppellettili, parte dell’ultimo raccolto, animali,
come testimoniano le foto ingiallite che la scrit-
Con la seconda guerra mondiale e la vittoria tura riempie di vita.
dei partigiani titini si afferma un giro di vite nel-
la storia istriana: La questione non è, per Tomizza, quella
dell’alternativa tra essere slavi o italiani, ma sta
Erano se stessi proprio nelle toppe, negli abi- nel riconoscere la propria identità plurima, “ba-
ti dispaiati, nella capigliatura rimasta scoper- starda”, come la chiama, di una “dolce bastardag-
ta: un prevalere degli arti, della carne, degli gine” derivante da una mescidanza di durata se-
occhi e dei sorrisi sul ferro della truppa che colare.
li aveva preceduti. Non dovevano somiglia-
re a nessuna truppa transitata per questa Erano figli e pronipoti di una gente che sol-
strada di ghiaia. Così vestiti, scavati nei vol- tanto a partire dalla mia giovinezza aveva ap-
ti e persino scalzi, la suola dei piedi addome- preso di essere italiana o di essere slava, e che
sticata a evitare la punta dei sassi, erano scesi poi un intrecciarsi di animosità e di istigazio-