Page 30 - Studia Universitatis Hereditati, vol 7(2) (2019)
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dia universitatis her editati, letnik 7 (2019), številk a 2 30venir in qualche caso adottate dai nuovi arri-/…/ l’anima delle cose, dei luoghi, dei ricor-
vati, e ciò bastò perché attecchisse dentro di di, si era trasferita di là, stava dall’altra parte.
hereditatime un progetto naturale e assurdo: quello diE partii, sapendo o soltanto temendo di col-
restituirmi al luogo nativo affinché non tut- locarmi per sempre in uno spazio di mezzo,
to andasse perduto e io mi risentissi in sinto- neutro e impervio, nel quale molte volte mi
nia con quel mondo un’altra volta sopravvis- sarei sentito estraneo anche a me stesso (To-
suto a se stesso (Tomizza 2001, 66). mizza 2001, 58).
Dalla fatica di quei remoti immigrati dal- Nella seconda parte il romanzo col racconto
mati per coltivare una terra selvaggia e difficile, dei viaggi continua a tessere il suo filo dell’iden-
dalla loro unione con gli slavi sopravvissuti alla tità plurima attraverso la trama odeporica, attra-
peste del seicento e con migranti friulani, rinasce verso la descrizione paesaggistica dei luoghi, de-
l’Istria e in essa, scrive l’autore identificandosi gli incontri con la gente che li abita e delle sue
in quella lunga teoria di profughi forti e dolenti, tradizioni.
nella loro tradizione di lavoro, unione, religione
“io incominciai a nascere”. Sfilano le città della costa dalmata, partico-
larmente Zara, per giungere all’Oriente in Bo-
Così, sempre citando, “Sulle soglie del No- snia Erzegovina, a contatto con la popolazione e
vecento non vi era famiglia in grado di vantare l’architettura musulmana, abitata da coloro che
tutta intera una nazionalità”. È questo il rovello erano rimasti sotto la dominazione ottomana,
costante, dal punto di vista personale, ma insie- per coglierne e apprezzarne l’alterità, fino ad ar-
me l’affermazione etica, l’assunto della scrittura rivare a Sarajevo, meta del viaggio e in qualche
di frontiera di Tomizza: che sia possibile e natu- modo modello della concezione pluridentitaria
rale realizzare una convivenza pacifica e una cul- di Tomizza, per la pacifica convivenza, il rispetto
tura compartecipata, larga e aperta a raccogliere delle diversità, quasi la fusione delle sue quattro
plurime tradizioni, senza tradirne nessuna. etnie dalle diverse religioni, “le quali”, con le sue
parole, “parevano sfociare in una quinta, astrat-
Ancora una volta lo scrittore torna agli anni ta, che le comprendesse tutte”.
della sua giovinezza, ne racconta le crescenti
turbolenze politiche, diviso nell’animo tra una Anche il secondo capitolo odeporico ruota
spontanea adesione ai valori ugualitari del comu- su tale concezione attraverso la tematica delle so-
nismo - ma critico del loro avvilito calarsi nella miglianze, che si protrarrà nella terza parte.
realtà - e le tradizioni familiari, l’ambiente bor-
ghese degli affetti, a disagio in ognuno dei due Somiglianze reali e metaforiche, suggestio-
mondi (“Era un instabile e sofferto coesistere di ni e volontà di riconoscere: la somiglianza nasce
due modi di essere e di sentire contrapposti”) di- da uno sguardo di riconoscimento e dall’inten-
viso al momento della scelta come lo sarà in se- zione volitiva che lo guida; qui il riconoscimento
guito tra l’identità istriana, più forte e autenti- da personale e familiare si allarga ai caratteri di
ca, a mio avviso, e quella italiana di una coerente tutto un popolo.
quotidiana scelta di vita:
Un incontro casuale con un restauratore di
Di una cosa ero certo: io non me ne sarei an- antiche pitture, sulle coste del lago di Ocrida,
dato perché quanto mi toccava nel profon- ai confini con l’Albania, in Montenegro, turba
do, mi eccitava e mi rasserenava, rimaneva profondamente l’io protagonista autodiegetico,
qua (Tomizza 2001, 56). l’autore/narratore che nei tratti dello sconosciu-
to riconosce vivida l’immagine di suo padre.
Se non che con lo spopolarsi del villaggio
non resta che la scelta dell’esodo, dell’accetta- Di qui, a partire da questo forte impatto
zione di una condizione dimidiata del vivere emotivo, inizia la suggestione del riconoscimen-
“dall’altra parte”: to di una serie di somiglianze, di ascendenze tra
la popolazione ortodossa e musulmana del lago e
suoi parenti, in un flusso ininterrotto dal passa-
vati, e ciò bastò perché attecchisse dentro di di, si era trasferita di là, stava dall’altra parte.
hereditatime un progetto naturale e assurdo: quello diE partii, sapendo o soltanto temendo di col-
restituirmi al luogo nativo affinché non tut- locarmi per sempre in uno spazio di mezzo,
to andasse perduto e io mi risentissi in sinto- neutro e impervio, nel quale molte volte mi
nia con quel mondo un’altra volta sopravvis- sarei sentito estraneo anche a me stesso (To-
suto a se stesso (Tomizza 2001, 66). mizza 2001, 58).
Dalla fatica di quei remoti immigrati dal- Nella seconda parte il romanzo col racconto
mati per coltivare una terra selvaggia e difficile, dei viaggi continua a tessere il suo filo dell’iden-
dalla loro unione con gli slavi sopravvissuti alla tità plurima attraverso la trama odeporica, attra-
peste del seicento e con migranti friulani, rinasce verso la descrizione paesaggistica dei luoghi, de-
l’Istria e in essa, scrive l’autore identificandosi gli incontri con la gente che li abita e delle sue
in quella lunga teoria di profughi forti e dolenti, tradizioni.
nella loro tradizione di lavoro, unione, religione
“io incominciai a nascere”. Sfilano le città della costa dalmata, partico-
larmente Zara, per giungere all’Oriente in Bo-
Così, sempre citando, “Sulle soglie del No- snia Erzegovina, a contatto con la popolazione e
vecento non vi era famiglia in grado di vantare l’architettura musulmana, abitata da coloro che
tutta intera una nazionalità”. È questo il rovello erano rimasti sotto la dominazione ottomana,
costante, dal punto di vista personale, ma insie- per coglierne e apprezzarne l’alterità, fino ad ar-
me l’affermazione etica, l’assunto della scrittura rivare a Sarajevo, meta del viaggio e in qualche
di frontiera di Tomizza: che sia possibile e natu- modo modello della concezione pluridentitaria
rale realizzare una convivenza pacifica e una cul- di Tomizza, per la pacifica convivenza, il rispetto
tura compartecipata, larga e aperta a raccogliere delle diversità, quasi la fusione delle sue quattro
plurime tradizioni, senza tradirne nessuna. etnie dalle diverse religioni, “le quali”, con le sue
parole, “parevano sfociare in una quinta, astrat-
Ancora una volta lo scrittore torna agli anni ta, che le comprendesse tutte”.
della sua giovinezza, ne racconta le crescenti
turbolenze politiche, diviso nell’animo tra una Anche il secondo capitolo odeporico ruota
spontanea adesione ai valori ugualitari del comu- su tale concezione attraverso la tematica delle so-
nismo - ma critico del loro avvilito calarsi nella miglianze, che si protrarrà nella terza parte.
realtà - e le tradizioni familiari, l’ambiente bor-
ghese degli affetti, a disagio in ognuno dei due Somiglianze reali e metaforiche, suggestio-
mondi (“Era un instabile e sofferto coesistere di ni e volontà di riconoscere: la somiglianza nasce
due modi di essere e di sentire contrapposti”) di- da uno sguardo di riconoscimento e dall’inten-
viso al momento della scelta come lo sarà in se- zione volitiva che lo guida; qui il riconoscimento
guito tra l’identità istriana, più forte e autenti- da personale e familiare si allarga ai caratteri di
ca, a mio avviso, e quella italiana di una coerente tutto un popolo.
quotidiana scelta di vita:
Un incontro casuale con un restauratore di
Di una cosa ero certo: io non me ne sarei an- antiche pitture, sulle coste del lago di Ocrida,
dato perché quanto mi toccava nel profon- ai confini con l’Albania, in Montenegro, turba
do, mi eccitava e mi rasserenava, rimaneva profondamente l’io protagonista autodiegetico,
qua (Tomizza 2001, 56). l’autore/narratore che nei tratti dello sconosciu-
to riconosce vivida l’immagine di suo padre.
Se non che con lo spopolarsi del villaggio
non resta che la scelta dell’esodo, dell’accetta- Di qui, a partire da questo forte impatto
zione di una condizione dimidiata del vivere emotivo, inizia la suggestione del riconoscimen-
“dall’altra parte”: to di una serie di somiglianze, di ascendenze tra
la popolazione ortodossa e musulmana del lago e
suoi parenti, in un flusso ininterrotto dal passa-