Page 27 - Studia Universitatis Hereditati, vol 7(2) (2019)
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ia universitatis come sospesa su un precipizio. Là il mare si Ma tale divergenza ancora non si riverbera
inchiostro istriano 27 lasciava immaginare, mentre al mio fianco nella comunità parrocchiale, che si ritrova unita
destro scintillava remoto e insieme vicinissi- in diverse occasioni:
mo, immobile e brulicante nella fetta azzur-
ra che gravava sulla diga di Umago. Non mi La comunità si ritrovò solidale, non esisten-
ero mai prima elevato a ciò che si considera e do famiglia che non fosse direttamente o di
da sé s’impone come veduta, né avevo pensa- riflesso imparentata con ogni altra; cadde la
to che gli isolati campi di patate, di frumen- palizzata tra ricchi e poveri, si sgonfiò la bur-
to e di erbaspagna annullassero i recinti dei la che distingueva i furbi dai semplici, tor-
rispettivi padroni per legarsi ai boschi e alle nò a svaporare quella linea ancora vaga e tor-
vigne, così da formare una distesa compatta tuosa che entrava e usciva fin nella stessa casa
che tratteneva lo sguardo. Ma il fatto straor- con due focolari a collocare di qua gli italia-
dinario era che la frazione più lontana sorge- ni, di là i croati (Tomizza 1977, 31).
va nel punto giusto da raccogliere sotto di sé
la sola parrocchia e sommergere tutto il re- L’arrivo dalle montagne di don Stipe, il nuo-
sto, ad eccezione di uno stretto passaggio vo parroco, intellettuale croato di origine conta-
per Umago da cui era sempre dipesa. Il suo dina, prete fiero, ardente nella fede quanto nel
carattere e il suo destino derivavano proprio suo mandato civile, porta con sé appunto le spe-
dal suo essere retroterra di un porto di mare. ranze di riscatto fino allora mancate.
Fin qui era salita la gente scaricata su un
molo ma non nata per vivere in un intrico di Leggendo sugli antichi registri della parroc-
case, qui si erano fermati quelli scesi dall’in- chia - l’unica umile storia minima della comu-
terno e il cui pensiero andava e veniva col fia- nità - il lungo elenco dei morti dai nomi di tutte
to della terra. I villaggi, i campi, le strade, la le provenienze geografiche il prete ritrova le trac-
chiesa differente dagli altri edifici per quel- ce (tornando al tema fondamentale del roman-
la specie di tanaglia o corna di cervo volante zo) di tutti i popoli migrati o dei singoli mendi-
sulla facciata, erano sorti come per caso, pie- canti girovaghi passati per quelle terre, e là morti
tra sopra pietra, zolla dietro zolla; bisognava o ripartiti:
salire lassù per vederli irrimediabilmente de-
finiti e sempre provvisori (Tomizza 1977, 14). Mi ero interamente girato verso il tramonto
e, immaginando colmato dal bosco anche il
In tale contesto un episodio paesano, la co- susseguirsi irregolare di appezzamenti rossi
struzione del campanile rimasto incompleto, in- gialli e verdi come toppe sulle brache e sulle
troduce alle radici di un antico conflitto etnico sottane dei più miseri di quei girovaghi, ne ri-
tra Italiani (soprattutto le classi alte e le popola- vedevo l’incerto errare di casa in casa, lascia-
zioni cittadine) e Slavi delle campagne. ti fuori dalla porta con un pane avanzato dal-
la precedente sfornata, presi con diffidenza a
La ‘parabola’ del campanile interrotto rac- giornata e scacciati perché sorpresi a rubare,
conta le tensioni legate a questa situazione ma fornicare, ubriacarsi, picchiarsi ferocemen-
anche il loro possibile superamento, e la sua con- te tra padre e figlio, moglie e marito, fratel-
clusione, col troncone divenuto una rovina - cito lo e sorella. Era una processione cenciosa ed
- “confermava la rassegnata incuria di una gente esausta, non limitata ai tempi di Venezia:
raccogliticcia, senza organizzazione perché sen- continuava anche in quegli anni, sia pure ri-
za speranza”. dotta a una fila distanziata ma continua (To-
mizza 1977, 44).
Queste ultime poche parole hanno grande
rilevanza nel seguito del romanzo, in vista del Eppure qualcuno era restato, si erano for-
sentimento, che inizia a diffondersi, del riscatto mate famiglie mescolando le etnie, famiglie ca-
nazionale legato agli ideali panslavistici. paci di rifiutare il pane ai nuovi mendicanti che
scendevano in Istria come i loro avi.
inchiostro istriano 27 lasciava immaginare, mentre al mio fianco nella comunità parrocchiale, che si ritrova unita
destro scintillava remoto e insieme vicinissi- in diverse occasioni:
mo, immobile e brulicante nella fetta azzur-
ra che gravava sulla diga di Umago. Non mi La comunità si ritrovò solidale, non esisten-
ero mai prima elevato a ciò che si considera e do famiglia che non fosse direttamente o di
da sé s’impone come veduta, né avevo pensa- riflesso imparentata con ogni altra; cadde la
to che gli isolati campi di patate, di frumen- palizzata tra ricchi e poveri, si sgonfiò la bur-
to e di erbaspagna annullassero i recinti dei la che distingueva i furbi dai semplici, tor-
rispettivi padroni per legarsi ai boschi e alle nò a svaporare quella linea ancora vaga e tor-
vigne, così da formare una distesa compatta tuosa che entrava e usciva fin nella stessa casa
che tratteneva lo sguardo. Ma il fatto straor- con due focolari a collocare di qua gli italia-
dinario era che la frazione più lontana sorge- ni, di là i croati (Tomizza 1977, 31).
va nel punto giusto da raccogliere sotto di sé
la sola parrocchia e sommergere tutto il re- L’arrivo dalle montagne di don Stipe, il nuo-
sto, ad eccezione di uno stretto passaggio vo parroco, intellettuale croato di origine conta-
per Umago da cui era sempre dipesa. Il suo dina, prete fiero, ardente nella fede quanto nel
carattere e il suo destino derivavano proprio suo mandato civile, porta con sé appunto le spe-
dal suo essere retroterra di un porto di mare. ranze di riscatto fino allora mancate.
Fin qui era salita la gente scaricata su un
molo ma non nata per vivere in un intrico di Leggendo sugli antichi registri della parroc-
case, qui si erano fermati quelli scesi dall’in- chia - l’unica umile storia minima della comu-
terno e il cui pensiero andava e veniva col fia- nità - il lungo elenco dei morti dai nomi di tutte
to della terra. I villaggi, i campi, le strade, la le provenienze geografiche il prete ritrova le trac-
chiesa differente dagli altri edifici per quel- ce (tornando al tema fondamentale del roman-
la specie di tanaglia o corna di cervo volante zo) di tutti i popoli migrati o dei singoli mendi-
sulla facciata, erano sorti come per caso, pie- canti girovaghi passati per quelle terre, e là morti
tra sopra pietra, zolla dietro zolla; bisognava o ripartiti:
salire lassù per vederli irrimediabilmente de-
finiti e sempre provvisori (Tomizza 1977, 14). Mi ero interamente girato verso il tramonto
e, immaginando colmato dal bosco anche il
In tale contesto un episodio paesano, la co- susseguirsi irregolare di appezzamenti rossi
struzione del campanile rimasto incompleto, in- gialli e verdi come toppe sulle brache e sulle
troduce alle radici di un antico conflitto etnico sottane dei più miseri di quei girovaghi, ne ri-
tra Italiani (soprattutto le classi alte e le popola- vedevo l’incerto errare di casa in casa, lascia-
zioni cittadine) e Slavi delle campagne. ti fuori dalla porta con un pane avanzato dal-
la precedente sfornata, presi con diffidenza a
La ‘parabola’ del campanile interrotto rac- giornata e scacciati perché sorpresi a rubare,
conta le tensioni legate a questa situazione ma fornicare, ubriacarsi, picchiarsi ferocemen-
anche il loro possibile superamento, e la sua con- te tra padre e figlio, moglie e marito, fratel-
clusione, col troncone divenuto una rovina - cito lo e sorella. Era una processione cenciosa ed
- “confermava la rassegnata incuria di una gente esausta, non limitata ai tempi di Venezia:
raccogliticcia, senza organizzazione perché sen- continuava anche in quegli anni, sia pure ri-
za speranza”. dotta a una fila distanziata ma continua (To-
mizza 1977, 44).
Queste ultime poche parole hanno grande
rilevanza nel seguito del romanzo, in vista del Eppure qualcuno era restato, si erano for-
sentimento, che inizia a diffondersi, del riscatto mate famiglie mescolando le etnie, famiglie ca-
nazionale legato agli ideali panslavistici. paci di rifiutare il pane ai nuovi mendicanti che
scendevano in Istria come i loro avi.