Page 31 - Studia Universitatis Hereditati, vol 7(2) (2019)
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ia universitatisto a coloro che verranno; suggestione che si allar- “la guerra dei dieci giorni”, si trascinerà per anni
inchiostro istriano 31 ga ai volti di amici e conoscenti di Materada. La con atrocità d’ogni genere.
ricerca sulle origini della sua famiglia spontane-
amente si identifica con quella della popolazione In Bosnia, Sarajevo diventa il centro simbo-
istriana, della sua natura composita. lico dell’orrore:
Nell’ultima parte, anch’essa dai risvolti La guerra si spostò in Bosnia dove era già at-
odeporici, giacché si realizza attraverso una serie tiva la repubblica dei serbo-bosniaci, la qua-
di andirivieni da Trieste alla Dalmazia, le somi- le permise ai federali di ritirarsi dopo aver ce-
glianze si estendono ai paesaggi, ai territori e alle duto ad essa la conduzione della guerra. Le
consuetudini dei loro abitanti: stragi dei tre gruppi in armi, le vendette pri-
vate, i saccheggi, gli stupri, l’istituzione di la-
Scorgevo mille angoli conosciuti e amati, ger, i bombardamenti contro civili e l’opera
penetrati nel dominio del sangue, che mai dei cecchini acquartierati nel centro di Sa-
avevo supposto possedessero un riscontro: rajevo, sono fatti noti. Si trattò della più cata-
spiazzi con il gelso e l’oleandro davanti la strofica implosione di un Paese forse mai av-
casa, orti con le stesse verdure allineate con venuta nella storia (Tomizza 2001, 159).
criterio previdente, un filo rosso di viottolo
tracciato dal passaggio delle greggi, villag- La casa del ritorno a Materada, restituita
gi di casupole dal tetto coperto da lastroni alla normalità dopo le violazioni del periodo bel-
di pietra, cimiteri con tombe che indicava- lico, trasmette ormai un sentimento di insicurez-
no gli arnesi più usati dall’estinto: da noi ac- za psicologica in cui rivive quella della giovinez-
cette, vomeri, zappe; a Brazza scalpelli, pun- za. Ma la senilità avvolge della sua coltre grigia il
te, mazze. Nei tratti dell’isola esposti al mare presente.
e riparati dai venti, la Dalmazia aveva avuto
modo di mitigare le sue asprezze, di riunire Resta l’enigma del finale, che ancora insiste
le sue componenti, farsi un po’ Istria o im- sulle identità multiple, ma trasferendole dall’am-
parentarsi con tutti i mondi (Tomizza 2001, bito etnico-politico a quello privato e universale
155). della condizione umana; resta l’enigma sul senso
della vita, di cui persiste il valore, a patto di ac-
La Dalmazia è anche lo scenario di una sto- cettarne il bene e il male, l’inevitabilità della vec-
ria amorosa mai realmente vissuta, che si svilup- chiaia e della morte.
pa attraverso sguardi e gesti allusivi, chiusa dal
rifiuto della ragazza spalatina; una storia che Ma qui siamo in parte fuori dal nostro tema.
da un lato, prospettando la frustrazione del so- Per tornare alla ferma posizione di Tomizza
gno di rinascita di un rinnovato radicamento in (che anticipa le questioni oggi divenute di bru-
Istria fondando una nuova famiglia, rimette an- ciante attualità della migrazione e delle molte-
cora in scena simbolicamente il dramma, il trau- plici identità di ciascuno), per focalizzare il di-
ma individuale vissuto nell’essere rifiutato dalla scorso sulla sua visione della costruzione di una
propria terra. cultura condivisa che cresce proprio sulla diver-
sità degli apporti, malgrado le ferite della storia,
Ma attraverso questo si affaccia un altro riproporrò, con le sue parole, che seguono imme-
contenuto, di carattere storico: la rappresenta- diatamente quelle della precedente citazione, il
zione delle nuove generazioni della fine degli simbolo di Sarajevo:
anni ottanta, dell’attivismo politico, del cresce-
re del sentimento dell’indipendenza naziona- Come poche altre volte in un conflitto, nella
le, destinato a sfociare a breve nella tragedia del- città plurietnica per eccellenza si intendeva
la guerra, che se in Slovenia verrà ricordata come colpire lo spirito cosmopolita, il quale di ri-
mando si rafforzava (Tomizza 2001, 159).
inchiostro istriano 31 ga ai volti di amici e conoscenti di Materada. La con atrocità d’ogni genere.
ricerca sulle origini della sua famiglia spontane-
amente si identifica con quella della popolazione In Bosnia, Sarajevo diventa il centro simbo-
istriana, della sua natura composita. lico dell’orrore:
Nell’ultima parte, anch’essa dai risvolti La guerra si spostò in Bosnia dove era già at-
odeporici, giacché si realizza attraverso una serie tiva la repubblica dei serbo-bosniaci, la qua-
di andirivieni da Trieste alla Dalmazia, le somi- le permise ai federali di ritirarsi dopo aver ce-
glianze si estendono ai paesaggi, ai territori e alle duto ad essa la conduzione della guerra. Le
consuetudini dei loro abitanti: stragi dei tre gruppi in armi, le vendette pri-
vate, i saccheggi, gli stupri, l’istituzione di la-
Scorgevo mille angoli conosciuti e amati, ger, i bombardamenti contro civili e l’opera
penetrati nel dominio del sangue, che mai dei cecchini acquartierati nel centro di Sa-
avevo supposto possedessero un riscontro: rajevo, sono fatti noti. Si trattò della più cata-
spiazzi con il gelso e l’oleandro davanti la strofica implosione di un Paese forse mai av-
casa, orti con le stesse verdure allineate con venuta nella storia (Tomizza 2001, 159).
criterio previdente, un filo rosso di viottolo
tracciato dal passaggio delle greggi, villag- La casa del ritorno a Materada, restituita
gi di casupole dal tetto coperto da lastroni alla normalità dopo le violazioni del periodo bel-
di pietra, cimiteri con tombe che indicava- lico, trasmette ormai un sentimento di insicurez-
no gli arnesi più usati dall’estinto: da noi ac- za psicologica in cui rivive quella della giovinez-
cette, vomeri, zappe; a Brazza scalpelli, pun- za. Ma la senilità avvolge della sua coltre grigia il
te, mazze. Nei tratti dell’isola esposti al mare presente.
e riparati dai venti, la Dalmazia aveva avuto
modo di mitigare le sue asprezze, di riunire Resta l’enigma del finale, che ancora insiste
le sue componenti, farsi un po’ Istria o im- sulle identità multiple, ma trasferendole dall’am-
parentarsi con tutti i mondi (Tomizza 2001, bito etnico-politico a quello privato e universale
155). della condizione umana; resta l’enigma sul senso
della vita, di cui persiste il valore, a patto di ac-
La Dalmazia è anche lo scenario di una sto- cettarne il bene e il male, l’inevitabilità della vec-
ria amorosa mai realmente vissuta, che si svilup- chiaia e della morte.
pa attraverso sguardi e gesti allusivi, chiusa dal
rifiuto della ragazza spalatina; una storia che Ma qui siamo in parte fuori dal nostro tema.
da un lato, prospettando la frustrazione del so- Per tornare alla ferma posizione di Tomizza
gno di rinascita di un rinnovato radicamento in (che anticipa le questioni oggi divenute di bru-
Istria fondando una nuova famiglia, rimette an- ciante attualità della migrazione e delle molte-
cora in scena simbolicamente il dramma, il trau- plici identità di ciascuno), per focalizzare il di-
ma individuale vissuto nell’essere rifiutato dalla scorso sulla sua visione della costruzione di una
propria terra. cultura condivisa che cresce proprio sulla diver-
sità degli apporti, malgrado le ferite della storia,
Ma attraverso questo si affaccia un altro riproporrò, con le sue parole, che seguono imme-
contenuto, di carattere storico: la rappresenta- diatamente quelle della precedente citazione, il
zione delle nuove generazioni della fine degli simbolo di Sarajevo:
anni ottanta, dell’attivismo politico, del cresce-
re del sentimento dell’indipendenza naziona- Come poche altre volte in un conflitto, nella
le, destinato a sfociare a breve nella tragedia del- città plurietnica per eccellenza si intendeva
la guerra, che se in Slovenia verrà ricordata come colpire lo spirito cosmopolita, il quale di ri-
mando si rafforzava (Tomizza 2001, 159).