Page 58 - Hrobat Virloget, Katja, Kavrečič, Petra, eds. (2015). Il paesaggio immateriale del Carso. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
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il paesaggio immateriale del carso

dell’iniziato ovvero del futuro candidato a una data funzione da uno stato all’altro, com’e-
ra imposto dai riti di passaggio.

Con l’iniziazione era connessa nella fiaba n° 5 »Uno scolaretto« (ATU 361) di Du-
tovlje anche l’‚occupazione‘ del giovane figlio del contadino, che per mancanza di denaro
dovette lasciare la scuola dove avrebbe studiato per diventare sacerdote. Il ragazzo par-
te per la città con la bacchetta, simbolo della scuola e dello studio e così appare anche
nell’arte raffigurativa (Musek, 1990). La bacchetta, che già molto presto divenne simbolo
della scuola, ha assunto questo significato molto probabilmente perché la scuola rappre-
senta il sostegno all’allievo nel raggiungimento della conoscenza (Korpej, 1995, 116). Nel
proseguimento della fiaba il ragazzo incontra in città un signore che lo prende a servizio,
a condizione che sia capace di sperperare enormi somme di denaro, il che riesce al ragaz-
zo al terzo giorno. La fiaba prosegue così:

Quei tre giorni il signore aveva cucito dei pantaloni larghi sette tese e aveva prepa-
rato una colonna altretanto alta, sulla quale ci si poteva sedere, stare in piedi, gia-
cere. Il quarto giorno lo porta alla colonna, gli mette quei pantaloni e lo posiziona
sulla colonna dicendogli di starci per sette anni; poi lo lascia e se ne va. In questi set-
te anni fa a nome suo la corte alla figlia di un ricco conte. Trascorsi sette anni il si-
gnore viene da lui e gli dice che gli ha assicurato il fidanzamento, lo toglie dalla co-
lonna, si carica il sacco (che era già pieno di letame) sulla spalla e insieme vanno in
città da quella ragazza.

Mentre il figlio del conte nella fiaba precedente era ‚ammalato a morte‘, in questa
il figlio del contadino è ‚irsuto e trascurato‘ – entrambe le condizioni rappresentano lo
stato di morto »uscito dalla tomba« – in un certo senso una rinascita – nei rituali d’ini-
ziazione questa è la condizione per l’avanzamento verso una migliore posizione sociale.
Lo Scolaretto è contemporaneamente anche un fiabesco promesso sposo mascherato,
come accade in altre fiabe, per esempio in Garzone, Cenerentola o Pellegatta. L’eroe fia-
besco si trova nella condizione di passaggio, simboleggiata dalla sua maschera, dalla qua-
le uscirà rigenerato (Kropej, 1995, 107). Questa fiaba carsolina rientra nel modello fiabe-
sco ATU 361 »Pelle d’orso« (»Bear-skin«) diffuso internazionalmente. In essa si manifesta
anche il motivo della »falsa sposa«, che nella fiaba viene presentata come la sorella che
respinge il giovane irsuto ma quando si presenta come un promesso sposo bello e ricco,
si uccide dall’invidia; il suo spirito viene prese dal diavolo, che in questo modo ottiene la
propria ricompensa (Kropej, 1995, 105–07). Anche questo motivo sembra connesso con
antichi costumi matrimoniali apotropaici che hanno lo scopo di allontanare il male dai no-
velli sposi e trasferirlo sulla »vittima«, il che rappresenta una specie di riscatto, richiesto
dalla divinità ctonia come ricompensa.

La più convenzionale è la fiaba n° 2 »Il viandante che salvò la figlia di un conte e la
sposò« (ATU 300 »Dragon-Slayer«), che è stata raccontata a Žvab dal giovane J. Zlobec,
di 26 anni, di Ponikve vicino a Sežana. Questa fiaba conserva la forma classica del model-
lo fiabesco eccezionalmente diffuso a livello internazionale, riguardo al quale già alla fine
del XIX sec. Edwin Sidney Hartland aveva scritto una monografia (Hartland, 1894–96),
Vladimir Jakovljevič Propp invece la definì come una fiaba primaria, prototipo di tutte le
altre (Propp, 2005 [1928]). Questa fiaba conserva anche il modello dell’archetipo mitico
elementare: Indra – Vritra e comprende diverse allegorie che hanno un messaggio sim-
bolico.

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