Page 81 - Hrobat Virloget, Katja, Kavrečič, Petra, eds. (2015). Il paesaggio immateriale del Carso. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
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l paesaggio mitico di gropada nell’ambito delle memorie orali del carso ...
»sacro«3, come la definisce Veikko Anttonen in collegamento con la categoria del confi-
ne. Il vocabolo finlandese ed estone per »sacro« (pyhä, püha) è di origine protogermani-
ca come termine geografico per la designazione di località e confini (tra nuclei di residenti
vicini di un territorio abitato) in una regione che da altri luoghi si distingue tra »pericolo-
sa«, »marcata«, »proibita« e come luoghi per situazioni di passaggio e comportamenti ri-
tuali (Anttonnen, 2003, 299; 2000, 280).
Hrast (La quercia)
L’elemento tradizionale più conosciuto del paesaggio di Gropada è la quercia, albero che
sarebbe dotato di poteri curativi. Coloro che fossero stati nelle sue vicinanze e che l’av-
essero pure abbracciata, sarebbero stati risanati; alcuni ne strappavano un ramo per la
protezione dalle forze maligne (Čok, 2012, 86),
i guaritori popolari consigliavano di mettere un rametto strappato o una foglia là
dove c’era »qualcosa di male« e questa foglia avrebbe assorbito l’energia negativa.
Oltre alla foglia di quercia per scacciare le forze cattive, malvagie venivano adope-
rati edera, felce e sorbo... una volta un vecchio disse: beh se mi sentirò molto male
andrò da quella nostra quercia... se morirò voglio morire sotto di essa ...e cosi andò
sotto quella quercia, si sedette sotto e certo si addormentò, non so quanto tempo
rimase sotto quella quercia, un’ora, mezz’ora ... ma quando mi risvegliò era come
rinato ... si sentiva come rinato... quando si è saputo in paese e la notizia si è diffu-
sa, è cominciata ad arrivare gente, anche quella malata, pure persone gravemente
malate sono state portate e lasciate sotto quella quercia per un po’ di tempo ... e
così la storia si è ingigantita... così si è venuto a sapere che quelli di Brkini che dal-
la parte del sole /ovest/ andavano alla fiera di Sežana deviavano dalla strada per
Basovizza, che era la vecchia strada imperiale per Sežana via Basovizza, deviava-
no per la strada per Gropada per salire fino alla quercia e lasciare là in un recinto
quel bestiame che conducevano alla fiera per venderlo.. per questo quel recinto era
sempre chiamato proprio Brćinska štala (Stalla di Brkini). Andavano sotto la quer-
cia, la circondavano. /.../ Quindi, gli abitanti di Brkini passavano apposta per Gro-
pada per recarsi alla quercia. Questa forza, sacralità, che attribuivano alla quercia,
turbava molto il parroco di Gropada che decise di »benedirla«, cioè per avvicinarla
o pervaderla di spirito cristiano ed in tal modo le avrebbe anche fornito un riconosci-
mento »formale« da parte della Chiesa: »questo dava sui nervi al parroco di Gropa-
da... perche’ la gente invece di andare da lui si recava alla quercia, finché un giorno,
quando c’era la fiera e si era radunata molta gente attorno alla quercia, andò sotto
la quercia e si preparò per la messa, girò attorno quattro volte e il vicario asperse
l’acqua santa... e così lo vide fare la gente, nessuno protestò, ognuno tirò fuori dal
taccuino un centesimo o due, e glielo diede, contento lui, contenti loro (Boris Čok,
3.4.2015, Matavun).
3 Il termine »sacro«, che venne introdotto nel XIX sec. nella »scienza delle religioni« per la necessità di un
nuovo vocabolo che comprendesse tutti i fenomeni (Kravanja,, 2007, 49–64), non ha un significato esa-
ttamente definito. Alcuni autori citati lo impiegano spesso (per esempio Mircea Eliade, Ljupčo S. Riste-
ski), mentre altri lo evitano. Per Radu Dragan (1999) la parola francese altérité pare più neutrale e più
adatta all'espressione dei termini spaziali. Nella folkloristica è stato stabilito l'impiego del termine »aldilà«
(onstransko), se il sacro viene considerato come proprietà per il collegamento con l'aldilà.
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»sacro«3, come la definisce Veikko Anttonen in collegamento con la categoria del confi-
ne. Il vocabolo finlandese ed estone per »sacro« (pyhä, püha) è di origine protogermani-
ca come termine geografico per la designazione di località e confini (tra nuclei di residenti
vicini di un territorio abitato) in una regione che da altri luoghi si distingue tra »pericolo-
sa«, »marcata«, »proibita« e come luoghi per situazioni di passaggio e comportamenti ri-
tuali (Anttonnen, 2003, 299; 2000, 280).
Hrast (La quercia)
L’elemento tradizionale più conosciuto del paesaggio di Gropada è la quercia, albero che
sarebbe dotato di poteri curativi. Coloro che fossero stati nelle sue vicinanze e che l’av-
essero pure abbracciata, sarebbero stati risanati; alcuni ne strappavano un ramo per la
protezione dalle forze maligne (Čok, 2012, 86),
i guaritori popolari consigliavano di mettere un rametto strappato o una foglia là
dove c’era »qualcosa di male« e questa foglia avrebbe assorbito l’energia negativa.
Oltre alla foglia di quercia per scacciare le forze cattive, malvagie venivano adope-
rati edera, felce e sorbo... una volta un vecchio disse: beh se mi sentirò molto male
andrò da quella nostra quercia... se morirò voglio morire sotto di essa ...e cosi andò
sotto quella quercia, si sedette sotto e certo si addormentò, non so quanto tempo
rimase sotto quella quercia, un’ora, mezz’ora ... ma quando mi risvegliò era come
rinato ... si sentiva come rinato... quando si è saputo in paese e la notizia si è diffu-
sa, è cominciata ad arrivare gente, anche quella malata, pure persone gravemente
malate sono state portate e lasciate sotto quella quercia per un po’ di tempo ... e
così la storia si è ingigantita... così si è venuto a sapere che quelli di Brkini che dal-
la parte del sole /ovest/ andavano alla fiera di Sežana deviavano dalla strada per
Basovizza, che era la vecchia strada imperiale per Sežana via Basovizza, deviava-
no per la strada per Gropada per salire fino alla quercia e lasciare là in un recinto
quel bestiame che conducevano alla fiera per venderlo.. per questo quel recinto era
sempre chiamato proprio Brćinska štala (Stalla di Brkini). Andavano sotto la quer-
cia, la circondavano. /.../ Quindi, gli abitanti di Brkini passavano apposta per Gro-
pada per recarsi alla quercia. Questa forza, sacralità, che attribuivano alla quercia,
turbava molto il parroco di Gropada che decise di »benedirla«, cioè per avvicinarla
o pervaderla di spirito cristiano ed in tal modo le avrebbe anche fornito un riconosci-
mento »formale« da parte della Chiesa: »questo dava sui nervi al parroco di Gropa-
da... perche’ la gente invece di andare da lui si recava alla quercia, finché un giorno,
quando c’era la fiera e si era radunata molta gente attorno alla quercia, andò sotto
la quercia e si preparò per la messa, girò attorno quattro volte e il vicario asperse
l’acqua santa... e così lo vide fare la gente, nessuno protestò, ognuno tirò fuori dal
taccuino un centesimo o due, e glielo diede, contento lui, contenti loro (Boris Čok,
3.4.2015, Matavun).
3 Il termine »sacro«, che venne introdotto nel XIX sec. nella »scienza delle religioni« per la necessità di un
nuovo vocabolo che comprendesse tutti i fenomeni (Kravanja,, 2007, 49–64), non ha un significato esa-
ttamente definito. Alcuni autori citati lo impiegano spesso (per esempio Mircea Eliade, Ljupčo S. Riste-
ski), mentre altri lo evitano. Per Radu Dragan (1999) la parola francese altérité pare più neutrale e più
adatta all'espressione dei termini spaziali. Nella folkloristica è stato stabilito l'impiego del termine »aldilà«
(onstransko), se il sacro viene considerato come proprietà per il collegamento con l'aldilà.
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