Page 28 - Studia Universitatis Hereditati, vol. 5(2) (2017)
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gentis et sanguinis ut externos alienosquestudia universitatis her editati, letnik 5 (2017), številk a 2 28rittura “guerra civile” - ε]μφύλιον pόλεμον (App.
fastidire posset.23 Sam. 1, 178), una guerra fratricida quindi all’in-
hereditati terno della stessa popolazione.
Patercolo usando il termine “sanguinis” fa
capire che le popolazioni italiche erano secon- Analizzando quindi la descrizione del-
do lui imparentate tra di loro, il che però non è la guerra sociale tra gli storici romani e greci
una condizione essenziale dell’appartenenza allo nell’arco di un po’ più di un secolo si può nota-
stesso gruppo etnico. Lo storico vuole però sot- re uno spostamento e una diversa visione dei fat-
tolineare degli stretti legami genealogici tra il ti proprio riguardo al concetto d’identità etnica
popolo romano e quelli italici con due termini, sia del popolo romano, ma soprattutto delle po-
“gens” e “sanguis”, che erano considerati come polazioni italiche. Tito Livio considerava gli Ita-
dei criteri essenziali per l’appartenenza ad un lici come dei “nemici” e degli “stranieri”. Velleio
unico gruppo etnico. Una testimonianza molto Patercolo che era un po’ più giovane di Livio e
simile viene fornita da Floro, scrittore del secon- più tardi anche Floro credono invece che le po-
do secolo dopo C.: polazioni italiche fossero appartenenti allo stes-
so gruppo etnico e alla stesso stirpe genealogica.
Quippe cum populus Romanus Etruscos, Floro all’inizio parla ancora di Sabini, Latini e
Latinos, Sabinosque sibi miscuerit et unum Romani, che dopo si sono congiunti in un uni-
ex omnibus sanguinem ducat, corpus fecit co corpo “unum ex omnibus sanguine”. Velleio
ex membris et ex omnibus unus est.24 Patercolo invece con la definizione precisa “eiu-
sdem et gentis et sanguinis” dimostra la perce-
Floro con la metafora di un unico corpo con zione che tutti gli Italici erano appartenenti alla
più membra rappresenta chiaramente il rappor- stessa popolazione e alla stessa stirpe. Dello stes-
to tra i Romani e gli Italici, e pone l’accento, che so parere era anche lo storico greco Appiano che
tutti erano originari da un unico sangue “unum chiama la guerra sociale addirittura “guerra ci-
ex omnibus sanguinem”. vile”, quindi una battaglia tra appartenenti allo
stesso stato e alla stessa popolazione, il che indi-
Un’altra fonte della guerra sociale è Appia- ca che la percezione delle popolazioni italiche si è
no, che nel suo primo libro della storia romana trasformata radicalmente nel giro di qualche de-
spiega le cause della guerra sociale; prima di elen- cennio; il passo più grande è stato fatto nell’età
carle, racconta il lavoro politico di Gaio Gracco augustea come si è potuto vedere dai pensieri di
rilevando il suo impegno nell’inserire i Latini Cicerone e Livio che considerano gli Italici anco-
nell’amministrazione della repubblica: ra come nemici.
Καì τους Λατίνους ε]pì πάντα e]κάλει τα Il punto di vista delle popolazioni
[Ρwμαίων, w[ς ου]κ ευ]τρέpως συγγενέσι indigene
τής βουλής a]ντιστήναι δυναμήνες.25 Il rapporto dei Romani vincenti nei confron-
Anche Appiano mette in risalto i legami di ti degli Italici è quindi chiaro; molto più comp-
sangue tra i Latini e i Romani usando il termine lesso è invece capire che cosa pensavano gli Itali-
συγγενέσι, quindi la stessa origine genealogica, ci di se stessi. La problematica dell’autocoscienza
cioè appartenenti alla stessa stirpe. Quando inve- delle singole popolazioni è molto articolata, dato
ce parla delle popolazioni italiche, usa il termine che si parla d1i un livello psicologico che è dif-
“συμμάχες”, quindi commilitone, non cita inve- ficilmente percepibile a distanza di tanti secoli;
ce nessun legame parentale e nessun collegamen- ci rimane quindi soltanto l’analisi delle singole
to tribale tra di loro. Soltanto quando comincia forme e criteri che definiscono l’appartenenza ad
a raccontare della guerra sociale, la chiama addi- un gruppo etnico, cioè il modo in cui le singole
popolazioni sentivano la propria identità. L’ana-
23 Vell. Pat., 2. 15. 2.
24 Flor., 2,6,1.
25 App. Sam. 1, 99.
fastidire posset.23 Sam. 1, 178), una guerra fratricida quindi all’in-
hereditati terno della stessa popolazione.
Patercolo usando il termine “sanguinis” fa
capire che le popolazioni italiche erano secon- Analizzando quindi la descrizione del-
do lui imparentate tra di loro, il che però non è la guerra sociale tra gli storici romani e greci
una condizione essenziale dell’appartenenza allo nell’arco di un po’ più di un secolo si può nota-
stesso gruppo etnico. Lo storico vuole però sot- re uno spostamento e una diversa visione dei fat-
tolineare degli stretti legami genealogici tra il ti proprio riguardo al concetto d’identità etnica
popolo romano e quelli italici con due termini, sia del popolo romano, ma soprattutto delle po-
“gens” e “sanguis”, che erano considerati come polazioni italiche. Tito Livio considerava gli Ita-
dei criteri essenziali per l’appartenenza ad un lici come dei “nemici” e degli “stranieri”. Velleio
unico gruppo etnico. Una testimonianza molto Patercolo che era un po’ più giovane di Livio e
simile viene fornita da Floro, scrittore del secon- più tardi anche Floro credono invece che le po-
do secolo dopo C.: polazioni italiche fossero appartenenti allo stes-
so gruppo etnico e alla stesso stirpe genealogica.
Quippe cum populus Romanus Etruscos, Floro all’inizio parla ancora di Sabini, Latini e
Latinos, Sabinosque sibi miscuerit et unum Romani, che dopo si sono congiunti in un uni-
ex omnibus sanguinem ducat, corpus fecit co corpo “unum ex omnibus sanguine”. Velleio
ex membris et ex omnibus unus est.24 Patercolo invece con la definizione precisa “eiu-
sdem et gentis et sanguinis” dimostra la perce-
Floro con la metafora di un unico corpo con zione che tutti gli Italici erano appartenenti alla
più membra rappresenta chiaramente il rappor- stessa popolazione e alla stessa stirpe. Dello stes-
to tra i Romani e gli Italici, e pone l’accento, che so parere era anche lo storico greco Appiano che
tutti erano originari da un unico sangue “unum chiama la guerra sociale addirittura “guerra ci-
ex omnibus sanguinem”. vile”, quindi una battaglia tra appartenenti allo
stesso stato e alla stessa popolazione, il che indi-
Un’altra fonte della guerra sociale è Appia- ca che la percezione delle popolazioni italiche si è
no, che nel suo primo libro della storia romana trasformata radicalmente nel giro di qualche de-
spiega le cause della guerra sociale; prima di elen- cennio; il passo più grande è stato fatto nell’età
carle, racconta il lavoro politico di Gaio Gracco augustea come si è potuto vedere dai pensieri di
rilevando il suo impegno nell’inserire i Latini Cicerone e Livio che considerano gli Italici anco-
nell’amministrazione della repubblica: ra come nemici.
Καì τους Λατίνους ε]pì πάντα e]κάλει τα Il punto di vista delle popolazioni
[Ρwμαίων, w[ς ου]κ ευ]τρέpως συγγενέσι indigene
τής βουλής a]ντιστήναι δυναμήνες.25 Il rapporto dei Romani vincenti nei confron-
Anche Appiano mette in risalto i legami di ti degli Italici è quindi chiaro; molto più comp-
sangue tra i Latini e i Romani usando il termine lesso è invece capire che cosa pensavano gli Itali-
συγγενέσι, quindi la stessa origine genealogica, ci di se stessi. La problematica dell’autocoscienza
cioè appartenenti alla stessa stirpe. Quando inve- delle singole popolazioni è molto articolata, dato
ce parla delle popolazioni italiche, usa il termine che si parla d1i un livello psicologico che è dif-
“συμμάχες”, quindi commilitone, non cita inve- ficilmente percepibile a distanza di tanti secoli;
ce nessun legame parentale e nessun collegamen- ci rimane quindi soltanto l’analisi delle singole
to tribale tra di loro. Soltanto quando comincia forme e criteri che definiscono l’appartenenza ad
a raccontare della guerra sociale, la chiama addi- un gruppo etnico, cioè il modo in cui le singole
popolazioni sentivano la propria identità. L’ana-
23 Vell. Pat., 2. 15. 2.
24 Flor., 2,6,1.
25 App. Sam. 1, 99.