Page 29 - Studia Universitatis Hereditati, vol. 5(2) (2017)
P. 29
ia universitatislisi è maggiormente ostacolata dalle scarse fon- che non erano concessi alle popolazioni italiche.
ti che potrebbero fornirci qualche informazi- Chiaro è che ai tempi della repubblica i Roma-
icambiamentietnicisullapenisolaItalicadallaguerrasocialeallamortedell’imperatoreaugusto 29 one in più sulla coscienza della propria identità. ni non avevano nessuna intenzione di assimila-
Ci manca soprattutto una tradizione letteraria re gli Italici, anche la latinizzazione delle parlate
originale che potrebbe direttamente offrire uno locali della penisola era di minore interesse; sol-
squarcio dei pensieri sulla vita e sull’identità di tanto a livello locale era permesso l’uso della lin-
queste popolazioni. Ci rimangono comunque al- gua indigena nelle faccende che riguardavano il
cune testimonianze indirette dagli scrittori greci municipium stesso. Un esempio di questi cam-
e latini, alcuni documenti epigrafici, soprattutto biamenti è fornito da Livio, secondo il quale la
per il popolo degli Etruschi. città di Cuma raccolse una petizione richieden-
do fosse usato il latino come lingua ufficiale del
Tra i criteri di appartenenza ad un gruppo municipium; questo diritto gli è stato poi conces-
etnico rientra l’uso della lingua. Fino alla fine del so da parte del senato romano.27 Quest’esempio
3° secolo a. C. il latino è diventato la lingua di ci dimostra che nelle pratiche comuni della città
comunicazione anche nelle più piccole comunità veniva usata la parlata locale e non il latino. Gli
e tribù della repubblica. In breve tempo svanì la storici romani comunque non approfondiscono
lingua dei Volsci, nelle iscrizioni osche invece si la questione della politica linguistica romana, il
possono notare molte interferenze con il latino. che ci dimostra che il problema neanche si pone-
Con la graduale espansione dello stato romano va. Erano soltanto interessati al fatto che il latino
anche la lingua latina ebbe la sua larga espansio- diventasse la lingua di comunicazione e nel con-
ne, ma nonostante ciò non fu possibile estirpare tempo non si prefiggevano lo scopo di estirpare
così velocemente tutti gli idiomi locali. La buona le parlate locali. D’altra parte la conoscenza della
conoscenza del latino è dimostrata anche dal fat- lingua latina era utile agli abitanti della peniso-
to che molti autori latini, nati fuori Roma, cono- la italica perché potevano così ottenere privilegi,
scevano e usavano perfettamente il latino come commerciare e mantenere i contatti con il mon-
lingua letteraria illustre. Nel secondo secolo a. C. do esterno. Kaimio del resto mette in risalto il
il latino è diventato la lingua del commercio e di fatto che i Romani non avevano nessun interes-
comunicazione tra diverse tribù italiche, ma “le se ad allargare la propria lingua e cultura, perché
parlate autoctone mostravano ancora la propria così facendo avrebbero dato una ragione e una
vitalità nonostante l’uso sempre più frequente possibilità in più agli italici di aggregarsi contro
del latino. (…) Qualcuno potrebbe supporre che di loro, mentre nel loro interesse era mantenere la
le popolazioni e le tribù nel secondo secolo a. C. dispersività delle tribù italiche. In sostanza fino
si rendevano conto della propria diversità che li alla guerra sociale i Romani volevano mantener-
distingueva dai Romani. Il loro innato e illimi- si ben lontani dalle popolazioni italiche e accen-
tato amore per l’autonomia era la causa principa- tuavano la loro diversità sia culturale che lingui-
le delle loro reazioni ai fatti esteri.”26 All’epoca stica e collegata a questa anche quella etnica.
della fioritura della repubblica romana esiste-
va quindi ancora una certa differenziazione tra Dopo la guerra sociale invece le cose cam-
il popolo romano e le restanti popolazioni ita- biarono: gli abitanti della penisola italica diven-
liche, il che lo dimostra l’uso assiduo della pro- nero sul piano politico cittadini romani, e an-
pria lingua e scrittura. Nel primo secolo a. C. il che la diffusione del latino divenne più marcata;
problema stava diventando sempre più sentito, le lingue come quella etrusca, messapica, sabina
i Romani insistevano sulla differenziazione per cominciavano ad estinguersi. La latinizzazione
distinguersi dagli Italici sia culturalmente sia po- della penisola italica è collegata anche alla con-
liticamente, mantenendo soprattutto i privilegi quista politica dei territori ed è ovviamente più
26 Edward Togo Salmon, The Making of Roman Italy (London: Cornell 27 »Cumanis eo anno petentibus permissum, ut publice Latine loquerentur«
University Press, 1985). (Livy, Per. 40.42.13)
ti che potrebbero fornirci qualche informazi- Chiaro è che ai tempi della repubblica i Roma-
icambiamentietnicisullapenisolaItalicadallaguerrasocialeallamortedell’imperatoreaugusto 29 one in più sulla coscienza della propria identità. ni non avevano nessuna intenzione di assimila-
Ci manca soprattutto una tradizione letteraria re gli Italici, anche la latinizzazione delle parlate
originale che potrebbe direttamente offrire uno locali della penisola era di minore interesse; sol-
squarcio dei pensieri sulla vita e sull’identità di tanto a livello locale era permesso l’uso della lin-
queste popolazioni. Ci rimangono comunque al- gua indigena nelle faccende che riguardavano il
cune testimonianze indirette dagli scrittori greci municipium stesso. Un esempio di questi cam-
e latini, alcuni documenti epigrafici, soprattutto biamenti è fornito da Livio, secondo il quale la
per il popolo degli Etruschi. città di Cuma raccolse una petizione richieden-
do fosse usato il latino come lingua ufficiale del
Tra i criteri di appartenenza ad un gruppo municipium; questo diritto gli è stato poi conces-
etnico rientra l’uso della lingua. Fino alla fine del so da parte del senato romano.27 Quest’esempio
3° secolo a. C. il latino è diventato la lingua di ci dimostra che nelle pratiche comuni della città
comunicazione anche nelle più piccole comunità veniva usata la parlata locale e non il latino. Gli
e tribù della repubblica. In breve tempo svanì la storici romani comunque non approfondiscono
lingua dei Volsci, nelle iscrizioni osche invece si la questione della politica linguistica romana, il
possono notare molte interferenze con il latino. che ci dimostra che il problema neanche si pone-
Con la graduale espansione dello stato romano va. Erano soltanto interessati al fatto che il latino
anche la lingua latina ebbe la sua larga espansio- diventasse la lingua di comunicazione e nel con-
ne, ma nonostante ciò non fu possibile estirpare tempo non si prefiggevano lo scopo di estirpare
così velocemente tutti gli idiomi locali. La buona le parlate locali. D’altra parte la conoscenza della
conoscenza del latino è dimostrata anche dal fat- lingua latina era utile agli abitanti della peniso-
to che molti autori latini, nati fuori Roma, cono- la italica perché potevano così ottenere privilegi,
scevano e usavano perfettamente il latino come commerciare e mantenere i contatti con il mon-
lingua letteraria illustre. Nel secondo secolo a. C. do esterno. Kaimio del resto mette in risalto il
il latino è diventato la lingua del commercio e di fatto che i Romani non avevano nessun interes-
comunicazione tra diverse tribù italiche, ma “le se ad allargare la propria lingua e cultura, perché
parlate autoctone mostravano ancora la propria così facendo avrebbero dato una ragione e una
vitalità nonostante l’uso sempre più frequente possibilità in più agli italici di aggregarsi contro
del latino. (…) Qualcuno potrebbe supporre che di loro, mentre nel loro interesse era mantenere la
le popolazioni e le tribù nel secondo secolo a. C. dispersività delle tribù italiche. In sostanza fino
si rendevano conto della propria diversità che li alla guerra sociale i Romani volevano mantener-
distingueva dai Romani. Il loro innato e illimi- si ben lontani dalle popolazioni italiche e accen-
tato amore per l’autonomia era la causa principa- tuavano la loro diversità sia culturale che lingui-
le delle loro reazioni ai fatti esteri.”26 All’epoca stica e collegata a questa anche quella etnica.
della fioritura della repubblica romana esiste-
va quindi ancora una certa differenziazione tra Dopo la guerra sociale invece le cose cam-
il popolo romano e le restanti popolazioni ita- biarono: gli abitanti della penisola italica diven-
liche, il che lo dimostra l’uso assiduo della pro- nero sul piano politico cittadini romani, e an-
pria lingua e scrittura. Nel primo secolo a. C. il che la diffusione del latino divenne più marcata;
problema stava diventando sempre più sentito, le lingue come quella etrusca, messapica, sabina
i Romani insistevano sulla differenziazione per cominciavano ad estinguersi. La latinizzazione
distinguersi dagli Italici sia culturalmente sia po- della penisola italica è collegata anche alla con-
liticamente, mantenendo soprattutto i privilegi quista politica dei territori ed è ovviamente più
26 Edward Togo Salmon, The Making of Roman Italy (London: Cornell 27 »Cumanis eo anno petentibus permissum, ut publice Latine loquerentur«
University Press, 1985). (Livy, Per. 40.42.13)